A seguito di una complessa indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari, la Compagnia di Monopoli ha individuato un’articolata “frode carosello”, basata sull’emissione e sull’utilizzo di fatture false.
Sono coinvolte numerose imprese attive nel settore del commercio all’ingrosso di pallet (si tratta di accertamenti attualmente nella fase delle indagini preliminari, che necessitano, pertanto, della successiva verifica processuale in contraddittorio con la difesa).
L’attività ha tratto origine dall’approfondimento di alcune anomalie emerse nel corso di una verifica e di un controllo fiscale.
Ad essere attenzionate una società e una ditta individuale del sud – est barese, entrambe operanti nel settore economico di interesse.
Le indagini
Nello specifico, è sorto il sospetto sulla veridicità dei rapporti commerciali intercorsi, almeno a partire dal 2014, tra le imprese controllate e le molteplici controparti (clienti e fornitori) tutte accomunate dalle caratteristiche tipiche delle società “fantasma” (cd. “cartiere”). Destinate ad essere cessate dopo brevissimi periodi di operatività. Nonostante conseguivano crescite esponenziali del volume d’affari e prive di una reale organizzazione economica e idonee strutture organizzative e mezzi aziendali; formale rappresentanza attribuita ad inconsapevoli “prestanome” o “teste di legno”; mancato assolvimento degli obblighi contabili, dichiarativi e di versamento delle imposte dovute.
Secondo l’impianto accusatorio le imprese pugliesi in argomento si inserirebbero in un più ampio sodalizio criminoso che coinvolgerebbe oltre trenta soggetti economici dislocati su tutto il territorio nazionale e facenti capo a meri “prestanome”.
Il mercato nero del pellet
Nell’ambito della frode fiscale, le imprese baresi hanno acquistato pallet usati dal mercato nero facendo emettere dalle “cartiere” le relative fatture. Tutto ciò per mascherarne la reale provenienza.
Dal punto di vista finanziario, le provviste economiche per far fronte a tali costi, sostenuti in denaro contante, sarebbero conseguite mediante l’emissione di numerose “autofatture”. L’ importo era sempre inferiore ai tremila euro, limite di utilizzo del contante, alle quali farebbero sistematicamente seguito prelievi di liquidità presso gli istituti di credito di riferimento.
Nel complesso, la presunta frode fiscale avrebbe consentito alle due imprese baresi di evadere al Fisco I.V.A., I.Re.S. ed I.R.Pe.F. per oltre 6.000.000 di euro.
Il provvedimento di sequestro
Pertanto, è scattato un provvedimento di natura cautelare reale. Tale provvedimento, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Bari, con oggetto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni registrati nei confronti degli amministratori. Inoltre in capo agli amministratori si ravvisano gravi indizi di reato. Nella fattispecie “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”, “emissione di fatture e documenti per operazioni inesistenti” e “dichiarazione infedele”.
L’attività delle Fiamme Gialle di Monopoli ha inoltre permesso, anche con l’ausilio di altri Reparti del Corpo, di identificare il presunto promotore dell’organizzazione operante nella Regione Campania, luogo in cui venivano delineati sia i ruoli sia le competenze di ogni singolo consociato, nonché il modus operandi del disegno criminoso che avrebbe sottratto a tassazione oltre 13 milioni di euro.
La presente attività di servizio costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dalla Guardia di Finanza di Bari per la repressione del fenomeno dell’evasione.
Raffaele Longo – PugliaPost