È stato presentato questa mattina, a Palazzo di Città, il progetto “Una rete per l’inclusione” realizzato da un consorzio di enti del terzo settore sotto la direzione del Ministero della Giustizia – Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, attraverso interventi mirati in cinque regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) con il coinvolgimento di enti del privato sociale e imprese.
Obiettivo dell’ intervento, che vede protagonisti circa 200 giovani di età compresa tra i 16 e 24 anni, è creare percorsi di inclusione sociale e lavorativa per particolari categorie di soggetti a rischio devianza.
L’iniziativa rappresenta quindi un’importante opportunità per i giovani: attraverso questa esperienza, potranno sviluppare competenze professionali e relazionali che favoriranno il loro ingresso nel mondo del lavoro.
All’incontro con la stampa sono intervenuti il vicesindaco Eugenio Di Sciascio, il direttore del Centro di Giustizia Minorile di Puglia e Basilicata Giuseppe Centomani, il garante regionale dei detenuti Piero Rossi e il presidente del consorzio “Mestieri Puglia” Vito Genco.
“Oggi presentiamo questo progetto a cui teniamo molto – ha esordito Eugenio Di Sciascio – Crediamo infatti che sia doveroso da parte delle istituzioni offrire a questi ragazzi, alcuni dei quali minorenni, una seconda opportunità perché, anche attraverso l’ingresso nel mondo del lavoro, sentano di poter cambiare un destino che sembra già scritto. Una scommessa di riscatto e cambiamento che condividiamo con i promotori di questo progetto, resa possibile dalle competenze degli organismi del terzo settore coinvolti”.
“Con questo progetto, attraverso il lavoro, intendiamo inserire in un contesto sociale 200 ragazzi transitati nel circuito penale, 41 dei quali sono in carico ai servizi della Regione Puglia – ha proseguito Vito Genco -. Il nostro percorso al fianco di questi ragazzi sarà utile a costruire una rete di protezione sociale istituzionale grazie all’esperienza delle realtà del terzo settore, che fungeranno da cerniera in questa relazione con istituzioni e imprese”.
“Una rete per l’inclusione rappresenta un modello di intervento sul quale stiamo investendo molto negli ultimi anni e che non vede solo una proposta di addestramento professionale, che da solo non riesce a cambiare la prospettiva, anche psicologica, dei ragazzi rispetto alla vita e al mondo che li circonda. – ha affermato Giuseppe Centomani – Hanno bisogno di un accompagnamento educativo che riesca a trasformare la teoria che questi ragazzi hanno su se stessi e la loro stessa idea di futuro. Il nostro intento è quello di fare in modo che sviluppino di sé l’idea di cittadini attivi e di lavoratori. L’altra idea che stiamo cercando di affermare è che non si tratta di reinserire i ragazzi in un contesto sociale, perché sono già inseriti ma in un ruolo deviante, bensì di riposizionarli nella comunità in una dimensione reciprocamente utile. Vogliamo far sì che questi ragazzi possano scoprire ed esprimere capacità e talenti che magari hanno sempre ignorato di avere a causa delle condizioni di svantaggio iniziali. Sono questi gli obiettivi e il modello educativo che il dipartimento di Giustizia minorile sta cercando di raggiungere, anche attraverso questo progetto. ”
Piero Rossi ha poi concluso: “Non si tratta solo di includere dei ragazzi attraverso il lavoro, ma di farsene carico anche in termini affettivi: gli addetti ai lavori del terzo settore saranno impegnati a tenere alta nei partecipanti la motivazione, che rappresenta l’elemento fondamentale per la riuscita di un percorso del genere. L’augurio è che questi ragazzi possano impiegare il tempo del progetto non tanto e non solo per trovare un lavoro, quanto piuttosto per accendere delle luci dentro di sé che corrispondono ad una nuova consapevolezza di sé e delle loro capacità”.
Alessandra Caccavo-PugliaPost