A Bitonto, nel Barese, 4 agenti di polizia sono stati sospesi con l’accusa di falso ideologico aggravato e truffa in concorso.
Difatti, i quattro protagonisti della vicenda, avrebbero attestato falsamente sul relativo foglio di servizio, nonché nella relazione riepilogativa di fine turno, di aver effettuato controlli in realtà mai avvenuti ed inserito nominativi e numeri di targa inesistenti.
In questo modo quindi, avrebbero percepito indebitamente la remunerazione pari alla giornata lavorativa e all’ indennità accessoria delle giornate oggetto di falsa attestazione.
Come sono partite le indagini:
Nello specifico, le indagini hanno preso avvio dall’informativa redatta dal dirigente del Commissariato di Bitonto il 24 maggio 2021 con la quale si contestava ai quattro assistenti-capo e componenti del secondo turno della Squadra Volante “gravi inadempienze – si legge nell’ordinanza del gip – commesse nell’esercizio delle loro funzioni inquadrabili nella fattispecie del reato di falso ideologico e di truffa aggravata ai danni dello Stato”.
La prima segnalazione al dirigente è partita da un ispettore addetto all’Ufficio misure di prevenzione del commissariato e un ispettore dell’ufficio di fotosegnalamento della Scientifica. I due riferivano come tra “gli operatori della squadra Volante vi erano forti malumori per il comportamento di alcuni colleghi che non si attenevano alle disposizioni di servizio e ai compiti istituzionali, non svolgendo i controlli previsti dalle consegne quotidiane e dalle disposizioni di servizio, anzi documentando l’attività da loro svolta in modo irregolare”.
In particolare, secondo i due ispettori “gli agenti di Volante non effettuavano i controlli a persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale e, quando documentavano di averli svolti, ciò non corrispondeva al vero”.
Sentiti nel corso di interrogatori preventivi i quattro agenti hanno ammesso i fatti dicendosi molto dispiaciuti e rammaricati; hanno attribuito i falsi attestati di servizio alla stanchezza da impegno lavorativo e alla scelta di concentrarsi nelle indagini contro il pressante e diffuso fenomeno dei furti (in particolare in campagna) a scapito dei controlli su strada.
Le parole del gip:
“E’ evidente – scrive il gip Francesco Mattiace – che i dati falsi sugli atti d’ufficio fossero finalizzati a coprire l’omesso svolgimento dell’attività di servizio, per ottenere il massimo guadagno con il minimo sforzo lavorativo”.
Secondo il giudice nella vicenda “emerge la manifestazione patologica del ruolo del poliziotto che, da artefice della legalità e collettiva diviene autore di illiceità diffuse”
Alessandra Caccavo-PugliaPost