Sono passati 30anni dalla strage di Via D’ Amelio, era una domenica del 1992.
Un uomo stava raggiungendo la sua mamma che abitava al civico 21 di quella via.
Quell’ uomo era Paolo Borsellino e su di lui in quel momento pendeva la condanna a morte da parte della Mafia.
Quelli erano gli anni di sangue, gli anni degli uomini ammazzati al pari di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che facevano emergere la reale portata della mafia.
Uomini che tiravano fuori il marciume in cui viveva la nostra nazione.
E dal momento che questi uomini avevano iniziato non solo a tirar fuori il marciume ma anche a dare una bella pulizia, qualcuno decise che dovevano esser fatti fuori senza mezzi termini.
Pochi mesi prima del 19 luglio tocco a Giovanni Falcone insieme a sua moglie e agli uomini della sua scorta finire dentro il boato mortale.
30 anni fa come a oggi invece è toccato a Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi ( Prima donna della Polizia di Stato e prima donna a fare da scorta), Vincenzo Li Mulli, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina, di finire dentro il boato di 90kg di Semtex.
Un progetto criminale studiato nei dettagli, dall’ auto rubata, l’ 8 luglio una fiat 126 che sarà quella utilizzata per la strage.
Agli appostamenti del 19 Luglio intorno a via Cilea (dove abitava Borsellino) e a via D’Amelio.
Dopo l’ attentato dalle interviste agli agenti si è saputo come inascoltate rimasero le richieste fatte in precedenza sulla messa in sicurezza della Via D’ Amelio.
Addirittura fu chiesto di vietare il parcheggio sotto il palazzo.
In una intervista rilasciata alla Rai da Antonino Caponnetto, era stato chiesto alla Questura di Palermo di vietare il parcheggio di veicoli davanti alla casa.
Richiesta rimasta però senza seguito.
Sono passati 30anni e rimane il mistero dell’ agenda rossa
Uno dei misteri che ci portiamo avanti da 30 anni riguarda un’ agenda Rossa del Magistrato Paolo Borsellino.
L’agenda, contenuta nella borsa di cuoio che si trovava sul sedile posteriore della macchina che ha ospitato il magistrato nel suo ultimo viaggio, venne prelevata dall’auto nei minuti successivi all’esplosione della bomba.
Quello che oggi sappiamo è che passò dalle mani di Rosario Farinella, carabiniere e membro della scorta dell’allora deputato (e precedentemente pm al Maxiprocesso) Giuseppe Ayala.
Il quale la prelevò dall’auto e la consegnò a una persona non meglio identificata.
Poi, tra le 17.20 e le 17.30, fu nella disponibilità di un capitano dei Carabinieri, Giovanni Arcangioli, che venne ripreso mentre la portava all’uscita di via D’Amelio.
La borsa ritornò poi nell’auto da cui era stata tolta, per poi essere prelevata dall’agente Francesco Paolo Maggi, che la portò in Questura, nella stanza del capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera.
Sono passati 30anni dalla strage di via D’ Amelio, all’ epoca io avevo 6 anni, mia sorella aveva 6 mesi.
A distanza di 30anni nonostante gli arresti, i processi, le indagini, su quelle stragi aleggia ancora molto mistero.
Molte domande sono rimaste senza una risposta e triste a dirsi più passa il tempo più ci si allontana dalle risposte.
“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà
che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” Paolo Borsellino
Raffaele Longo – Puglia Post