A partire dal mese di febbraio del 2019, una complessa attività investigativa, condotta in Italia e all’estero dai Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, ha portato al recupero di oltre 2.000 reperti archeologici. Si tratta di magnogreci, risalenti al periodo compreso tra il VI e il II secolo a.C.
L’indagine avviata quando i Carabinieri scoprirono che un noto indiziato di reati contro il patrimonio culturale alloggiava periodicamente presso un hotel di Monaco di Baviera. Qui ì portava con sé diversi plichi, contenenti oggetti verosimilmente di natura archeologica. La persona in questione partiva in treno da Taranto fino a Monaco di Baviera, città in cui pernottava per poi proseguire il viaggio verso Bruxelles.
Le indagini
Le indagini sono state sviluppate grazie anche all’utilizzo di accurate attività tecniche – intercettazioni telefoniche e ambientali, registrazioni video, servizi di Osservazione, Controllo e Pedinamento (OCP) in Italia e all’estero.
Sono state eseguite numerose rogatorie e Ordini d’Indagine Europei (OIE) verso la Germania, il Belgio, l’Olanda e la Svizzera.
È emerso un vasto traffico illecito di reperti archeologici, condotto da un sodalizio criminale ben strutturato e con importanti collegamenti all’estero.
Il principale indagato è stato arrestato a Monaco di Baviera a gennaio del 2020 e trovato in possesso di diversi reperti di notevole interesse storico-archeologico.
Sarà nuovamente arrestato a novembre del 2021 a Delft, periodo in cui risale il recupero l’elmo oggi restituito.
L’ asse Puglia-Belgio-Olanda
Nei mesi di giugno e luglio del 2020, in collaborazione con le Polizie locali, vennero effettuate perquisizioni in Belgio e in Olanda.
Un’abitazione di Bruxelles si rivelò la base d’appoggio e il deposito del soggetto arrestato in Germania: lì, infatti, sono stati sequestrati circa 1.000 reperti archeologici provenienti dall’Italia, prevalentemente dall’area di Taranto e provincia, del periodo tra il VI e il II secolo a.C.
Contestualmente, sono stati individuati altri importanti reperti italiani provento di scavo clandestino. Questi venivano commercializzati a Bruxelles presso esercenti di settore inconsapevoli della loro provenienza illecita. L’individuazione di queste figure ha portato a ottobre 2021 a eseguire perquisizioni nella provincia di Taranto, presso le abitazioni dei soggetti coinvolti nel traffico illecito.
Sono stai sequestrati e portati al recupero di ulteriori circa 1.000 reperti, riferibili prevalentemente alle aree archeologiche tarantine, insieme a sofisticati metal-detector e a diversi strumenti per sondare il terreno (spilloni).
Sono ora deferite 13 persone per associazione per delinquere, ricettazione, scavo clandestino e impossessamento illecito di reperti archeologici.
Raffaele Longo-PugliaPost